|
|
||
|
|||
25 dicembre 2010 – Omelia per la Messa di Mezzanotte O M E L I A Cari
fratelli
e
sorelle, Nel primo
giorno
della
Creazione,
secondo
la
bella
descrizione
simbolica
del
Libro
della
Genesi,
l’opera
di
Dio
fu
quella
di
separare
la
luce
dalle
tenebre.
Dio
chiamò
la
luce
« Giorno»
e
le
tenebre
«Notte ».
E
Dio
vide
che
questo
era
buono. Nel sesto
giorno
della
Creazione
Dio
creò
l’uomo
e
la
donna.
Li
creò
a
sua
immagine,
quindi
liberi.
Liberi
di
camminare
nella
luce
o
nelle
tenebre.
Molto
presto
gli
esseri
umani
inventarono
la
guerra:
la
prima
fu
quella
di
Caino
contro
suo
fratello
Abele.
Da
allora,
ad
ogni
generazione
umana,
certi
decidono
di
riportare le tenebre sulla terra, e di farvi
entrare
i
loro
nemici
e
le
loro
vittime. Le tre
letture
di
questa
Messa
della
Notte
di
Natale
tracciano
per
noi
una
visione
grandiosa
di
questa
tensione
tra
le
tenebre,
generate
dalla
dominazione
e
dall’esercizio
della
potenza,
e
la
luce,
generata
dall’amore,
lungo
tutta
la
storia
umana. Il profeta
Isaia
viveva
in
un’epoca
in
cui
Israele
era
sfruttato
da
grandi
potenze
straniere
e
in
cui,
all’interno
dello
stesso
Israele,
i
ricchi
sfruttavano
i
poveri.
« Il
popolo
che
camminava
nelle
tenebre
–
dice
Isaia
–
ha
visto
una
grande
luce».
Le
tenebre
rappresentano
un
mondo
di
sfruttamento
dell’uomo
sull’uomo,
in
cui
i
potenti
sfruttano
deboli,
i
ricchi
sfruttano
i
poveri.
Queste
tenebre
sono
descritte
come
il
giogo
che
pesa
sulle
spalle,
come
il
bastone
e
la
frusta
dei
capi-corvée,
come
le
calzature
dei
soldati
che
calpestano
il
suolo
e
i
vinti. Il popolo
che
camminava
in
queste
tenebre
ha
visto
levarsi
una
grande
luce.
Da
quando
Dio
ha
separato
la
luce
dalle
tenebre,
qualunque
siano
le
tenebre
in
cui
l’uomo
si
trova,
può
alzare
gli
occhi
e
vedere
la
luce
al
di
là
di
quelle
tenebre.
La
luce
è
iscritta
nella
sua
stessa
umanità. Nella visione
di
Isaia,
il
segno
che
manifesta
questa
luce,
è
il
segno
di
un
bambino
che
alla
potenza
oppone
la
debolezza,
all’odio
e
all’oppressione
oppone
l’amore.
L’uomo
nuovo,
l’uomo
ri-creato
di
nuovo
a
immagine
di
Dio,
porterà
la
Luce.
«Ecco
–
dice
Isaia
-
quello
che
fa
l’amore
del
Signore». È quanto
ci
descrive
il
Vangelo
nel
racconto
altrettanto
poetico
di
Luca.
La
notte
è
l’oppressione
che
a
quell’epoca
Israele
subiva
dall’Impero
romano,
che
sottomette
e
riduce
in
schiavitù,
e
che
vuole
anche
« contare »
gli
abitanti
dei
paesi
sottomessi,
cosi’
come
si
contano
i
propri
possedimenti.
La
notte
è
anche
la
povertà
in
cui
è
ridotta
una
gran
parte
del
popolo
d’Israele,
e
che
fa
in
modo
che
per
alcuni
non
vi
sia
posto
nell’albergo. In queste tenebre avviene anche la nascita di
un
bambino
fragile
e
debole,
che
è
il
segno
di
una
liberazione
e
l’oggetto
di
una
grande
gioia. L’umanità
ha
un
bell’abbruttirsi,
un
secolo
dopo
l’altro,
con
la
guerra,
l’oppressione,
il
rifiuto
di
questi
e
di
quelli,
e
tutte
le
forme
di
xenofobia;
l’umanità,
creata
a
immagine
di
Dio,
capace
di
amore
e
oggetto
di
amore,
continua
a
manifestarsi
in
ogni
nuova
nascita,
come
segno
che
le
tenebre
non
sapranno
mai
estinguere
la
luce.
È
la
luce
che
sarà
vincitrice. San Paolo,
nella
sua
lettera
a
Tito
vede
in
questa
nascita
la
manifestazione
della
grazia, cioè della bellezza di Dio. Questa
bellezza
di
Dio
ci
interpella,
chiama
ciascuno
di
noi
a
fare
tutto
il
possibile
perché
il
cammino
dell’umanità,
il
nostro
cammino,
si
orienti
sempre
di
più
verso
la
luce
che
porta
gioia
e
non
verso
le
tenebre,
che
procurano
miseria
e
sofferenza. Queste
raccomandazioni
di
Paolo,
quando
le
leggiamo,
prolungano
fino
ai
nostri
giorni
questo
grande
affresco
della
storia
umana,
tracciato
dalle
letture
della
Messa
di
questa
notte.
Al
giorno
d’oggi,
non
soltanto
vi
sono
numerosi
popoli
sottoposti
all’aggressione
delle
grandi
potenze,
e
altri
popoli
in
cui
regna
l’aggressione
dei
forti
e dei
ricchi
contro
i
deboli,
all’interno
stesso
del
paese,
ma
vi
sono
anche
molte
altre
forme
di
tenebre
che
si
abbattono
sull’umanità. In questi
giorni
in
cui
una
temperatura
eccezionalmente
bassa
copre
il
paese
con
un
manto
di
neve
di
una
grande
bellezza,
non
possiamo
fare
a
meno
di
pensare
a
ciò
che
questo
freddo
significa
per
i
senza
tetto,
per
coloro
che
sono
stati
ridotti
alla
disoccupazione
da
quest’altra
forma
di
guerra
che
si
chiama
«
ristrutturazione
delle
imprese
»,
dal
respingimento
fuori
delle
frontiere
degli
indesiderabili,
chiamati
«residenti
illegali».
E
la
lista
delle
tenebre
che
ancora
si
abbattono
sulla
nostra
terra
potrebbe
allungarsi.
Nello
stesso
tempo
dobbiamo
ricordarci
che,
se
siamo
discepoli
del
Bambino
di
cui
questa
notte
celebriamo
la
nascita,
abbiamo
la
missione
di
portare
in
queste
tenebre
tocchi di umanità di ogni sorta. La « grazia »
-
o
la
bellezza
–
di
Dio
deve
manifestarsi
nel
nostro
modo
di
comportarci
gli
uni
con
gli
altri
e
nei
confronti
dei
nostri
fratelli
e
sorelle
in
umanità,
soprattutto
coloro
che
sono
i
più
colpiti
dalle
tenebre
dell’indifferenza,
del
rifiuto
o
dell’oppressione. Che tutti possiamo essere autentici
discepoli
del
Principe-della-Pace,
in
cui
si
è
manifestata
pienamente
questa
grazia
di
Dio.
Armand VEILLEUX |
Altre omelie per il Natale 1998 Messe de Minuit [en français]
[en anglais]
[en italien] 1999 Messe de Minuit : Original
français
--
Traduzione italiana 2000 Messe de Minuit : (original français)
(traduzione italiana) 2001 Messe de Minuit (original
français)
2002 2003 Messe de Minuit (original
français) Messe de Minuit (original
français) 2007 Messe de Minuit (original
français)
2008 Messe de Minuit (original
français)
2009 Messe de Minuit (original
français) |
||
|
|||