25 dicembre 2010 – Omelia per la Messa di Mezzanotte
Is 9, 1-6;  Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14

O M E L I A

 

 Cari fratelli e sorelle,

Nel primo giorno della Creazione, secondo la bella descrizione simbolica del Libro della Genesi, l’opera di Dio fu quella di separare la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce « Giorno»  e le tenebre «Notte ». E Dio vide che questo era buono.

            Nel sesto giorno della Creazione Dio creò l’uomo e la donna. Li creò a sua immagine, quindi liberi. Liberi di camminare nella luce o nelle tenebre. Molto presto gli esseri umani inventarono la guerra: la prima fu quella di Caino contro suo fratello Abele. Da allora, ad ogni generazione umana, certi decidono di  riportare le tenebre sulla terra, e di farvi entrare i loro nemici e le loro vittime.

            Le tre letture di questa Messa della Notte di Natale tracciano per noi una visione grandiosa di questa tensione tra le tenebre, generate dalla dominazione e dall’esercizio della potenza, e la luce, generata dall’amore, lungo tutta la storia umana.

 

            Il profeta Isaia viveva in un’epoca in cui Israele era sfruttato da grandi potenze straniere e in cui, all’interno dello stesso Israele, i ricchi sfruttavano i poveri. « Il popolo che camminava nelle tenebre – dice Isaia – ha visto una grande luce». Le tenebre rappresentano un mondo di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, in cui i potenti sfruttano deboli, i ricchi sfruttano i poveri. Queste tenebre sono descritte come il giogo che pesa sulle spalle, come il bastone e la frusta dei capi-corvée, come le calzature dei soldati che calpestano il suolo e i vinti.

 

            Il popolo che camminava in queste tenebre ha visto levarsi una grande luce. Da quando Dio ha separato la luce dalle tenebre, qualunque siano le tenebre in cui l’uomo si trova, può alzare gli occhi e vedere la luce al di là di quelle tenebre. La luce è iscritta nella sua stessa umanità.

 

            Nella visione di Isaia, il segno che manifesta questa luce, è il segno di un bambino che alla potenza oppone la debolezza, all’odio e all’oppressione oppone l’amore. L’uomo nuovo, l’uomo ri-creato di nuovo a immagine di Dio, porterà la Luce. «Ecco – dice Isaia -  quello che fa l’amore del Signore».

 

            È quanto ci descrive il Vangelo nel racconto altrettanto poetico di Luca. La notte è l’oppressione che a quell’epoca Israele subiva dall’Impero romano, che sottomette e riduce in schiavitù, e che vuole anche « contare » gli abitanti dei paesi sottomessi, cosi’ come si contano i propri possedimenti. La notte è anche la povertà in cui è ridotta una gran parte del popolo d’Israele, e che fa in modo che per alcuni non vi sia posto nell’albergo.  In queste tenebre avviene anche la nascita di un bambino fragile e debole, che è il segno di una liberazione e l’oggetto di una grande gioia.

 

            L’umanità ha un bell’abbruttirsi, un secolo dopo l’altro, con la guerra, l’oppressione, il rifiuto di questi e di quelli, e tutte le forme di xenofobia; l’umanità, creata a immagine di Dio,  capace di amore e oggetto di amore, continua a manifestarsi in ogni nuova nascita, come segno che le tenebre non sapranno mai estinguere la luce. È la luce che sarà vincitrice.

 

            San Paolo, nella sua lettera a Tito vede in questa nascita la manifestazione della grazia, cioè della bellezza di Dio. Questa bellezza di Dio ci interpella, chiama ciascuno di noi a fare tutto il possibile perché il cammino dell’umanità, il nostro cammino, si orienti sempre di più verso la luce che porta gioia e non verso le tenebre, che procurano miseria e sofferenza.

 

            Queste raccomandazioni di Paolo, quando le leggiamo, prolungano fino ai nostri giorni questo grande affresco della storia umana, tracciato dalle letture della Messa di questa notte.  Al giorno d’oggi, non soltanto vi sono numerosi popoli sottoposti all’aggressione delle grandi potenze, e altri popoli in cui regna l’aggressione dei forti  e  dei ricchi contro i deboli, all’interno stesso del paese, ma vi sono anche molte altre forme di tenebre che si abbattono sull’umanità.

 

            In questi giorni in cui una temperatura eccezionalmente bassa copre il paese con un manto di neve di una grande bellezza, non possiamo fare a meno di pensare a ciò che questo freddo significa per i senza tetto, per coloro che sono stati ridotti alla disoccupazione da quest’altra forma di guerra che si chiama « ristrutturazione delle imprese », dal respingimento fuori delle frontiere degli indesiderabili, chiamati «residenti illegali». E la lista delle tenebre che ancora si abbattono sulla nostra terra potrebbe allungarsi. Nello stesso tempo dobbiamo ricordarci che, se siamo discepoli del Bambino di cui questa notte celebriamo la nascita, abbiamo la missione di portare in queste tenebre  tocchi di umanità di ogni sorta. La « grazia » - o la bellezza – di Dio deve manifestarsi nel nostro modo di comportarci gli uni con gli altri e nei confronti dei nostri fratelli e sorelle in umanità, soprattutto coloro che sono i più colpiti dalle tenebre dell’indifferenza, del rifiuto o dell’oppressione.

 

            Che tutti possiamo essere autentici discepoli del Principe-della-Pace, in cui si è manifestata pienamente questa grazia di Dio.

 

Armand VEILLEUX

 

 

 

 

           

 

 

 

 

           

 

Altre omelie per il Natale

 

1998

Messe de Minuit [en français] [en anglais] [en italien]
Messe de l'Aurore [en français]
Messe du Jour [en français]

 

1999

Messe de Minuit : Original français -- Traduzione italiana

 

2000

Messe de Minuit : (original français) (traduzione italiana)

 

2001

Messe de Minuit (original français)

2002
Messe de Minuit (original français) (English translation)

2003
Messe de Minuit (original français)

2004

Messe de Minuit (original français)

 

2005

Messe de Minuit (original français) (traduzione italiana)

2006

Messe de Minuit (français) (español)

2007

Messe de Minuit (original français)

 

2008

Messe de Minuit (original français)

 

2009

Messe de Minuit (original français)

 

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