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26 août 2007 - 21ème dimanche "C"
Se siete d’accordo,
in un primo tempo ci applicheremo ad analizzare attentamente il senso
di alcune espressioni di questo passo del Vangelo di Luca, per vedere,
in un secondo momento, come questo messaggio si applica anche a noi. Luca colloca il racconto
nel contesto della salita di Gesù a Gerusalemme. Non si preoccupa ancora di sottolineare l’importanza
di Gerusalemme. Insiste piuttosto sul fatto che Gesù è in cammino. Gesù
non ha un luogo dove fermarsi. Non
è più il benvenuto nelle Sinagoghe e allora predica il suo messaggio sulla pubblica piazza,
nelle città e nei villaggi. E’ allora che qualcuno
gli pone la domanda sul numero degli eletti. Qui purtroppo la traduzione
francese che abbiamo nei nostri messali attuali è una interpretazione
che modifica il senso del testo. La
domanda, come l’abbiamo letta,
è: “Signore, non saranno
che poche persone a salvarsi ?” Evidentemente, questa domanda la si comprende in una prospettiva
futura, di salvezza eterna.” Saranno in molti ad andare in cielo? ”.
Ma non è questo il senso primitivo del testo. Il testo greco di Luca, tradotto letteralmente,
dice semplicemente: “Sono pochi quelli che sono salvati ? (oi sôzómenoi)? " La domanda è al presente, e non
al futuro. Nel Vangelo di Luca
“essere salvato” vuole
sempre dire: “far parte della comunità di Gesù”. Così, per esempio,
negli Atti degli Apostoli, Luca dice che “il Signore aggiungeva ogni
giorno alla comunità coloro che erano salvati (tous sôzoménous" (Atti 2,47). La questione fondamentale
è di sapere se la salvezza è destinata ad un piccolo gruppo di privilegiati,
nella fattispecie, al Popolo di Israele, o è aperta a un gran numero
di persone. Come spesso gli succede,
Gesù risponde altra cosa rispetto a quello che gli viene
domandato. La domanda verteva sul “quanto”; la sua risposta riguarderà
il “come”. Il senso globale della
risposta è che, con il suo passaggio attraverso la morte e la resurrezione,
tutto è cambiato. E’ quanto viene espresso
simbolicamente con la frase: “Quando il padrone di casa si sarà alzato
e avrà chiuso la porta”. Ormai Ebrei e pagani sono uguali, allo stesso
livello. Il fatto di essere salvato (da ora e per l’eternità) non riposa
sull’appartenenza ad una nazione privilegiata, a un gruppo o ad una
istituzione. Ma dipende dal modo in cui ciascuno vive. La risposta di Gesù
comincia con la parola : “sforzatevi”. “Fate
uno sforzo per entrare dalla porta stretta”. Purtroppo, l’espressione
“sforzarsi” ha perduto, nel nostro linguaggio corrente,
tutta la sua forza. Si dice a qualcuno: “sforzati
di arrivare in tempo”, “sforzati di capire bene”, “sforzati di essere
gentile”. Ciò non implica, in generale, molto sforzo”. In realtà, l’espressione
usata da Luca (agonízesthe) è molto
più forte. Si potrebbe tradurre: “lottate,
fate violenza su voi stessi, per forzarvi a passare attraverso la porta
stretta”. Si tratta di fare violenza a se stessi, come nell’altro discorso
di Gesù, che dice che il regno dei cieli
subisce violenza e solo i violenti lo conquistano. Molti, dice Gesù,
riceveranno dal Padrone di casa, cioè da lui stesso, il Risuscitato
(quando “si sarà innalzato”), la risposta “non so di dove siete”.
La ragione di questa dura risposta è poi esplicitata: “Allontanatevi
da me, voi che praticate l’ingiustizia” (in effetti
bisognerebbe tradurre, come la Bibbia di Gerusalemme e tutte le migliori
traduzioni “voi che praticate l’ingiustizia”, e non, come fa il lezionario
liturgico, “voi che praticate il male”. La condizione essenziale per
appartenere alla comunità di Gesù è praticare l’amore e la giustizia
verso il prossimo. Chiunque pratica l’ingiustizia (nel senso in cui
l’avevano compresa tutti i grandi profeti di Israele), si chiama fuori
dalla comunità dei credenti, e dunque si separa da Cristo. E
’ esattamente lo stesso messaggio del capitolo 25
di Matteo: “Ho avuto fame, e mi avete dato da mangiare…oppure…ho avuto
fame e non mi avete dato da mangiare”. La lezione per ciascuno
di noi è chiara, e può riassumersi in poche parole: “Siamo dei privilegiati.
Abbiamo ricevuto il dono della fede; apparteniamo alla Chiesa; alcuni
di noi appartengono ad una comunità monastica; siamo tutti qui riuniti in una grande
comunità liturgica per celebrare questa Eucaristia. Sono tutti doni che abbiamo ricevuto, mezzi che ci sono dati
per vivere secondo il Vangelo di Gesù. Ma niente di tutto ciò ci assicura
la salvezza. La condizione per essere salvati – cioè per far parte in
tutta verità della “comunità di Gesù” – è di “praticare la giustizia”,
cioè conformare l’insieme della nostra vita ai due comandamenti che
ne formano uno solo : quello dell’amore di
Dio e del prossimo. Armand Veilleux
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Omelia per la stessa domenica, nel 2001
en français in English in italiano
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