30 maggio 1999 Festa della Santa Trinità, " A "

 

O M E L I A

(pronunciata alla Conferenza degli abati e badesse cistercensi all’Abbazia di Timadeuc, Francia)

 

La Scrittura ci descrive la creazione come l’opera di un Dio intento a giocare, che sembra divertirsi enormemente a far scaturire sorgenti d’acqua dagli abissi, a piantare montagne e sistemare cieli, e dalle cui mani, come da quelle di un mago, escono piante e animali di tutte le specie. " Quando stabilì il firmamento…, dice la Sapienza (Prov.8,30), io ero al suo fianco, io ero la sua delizia giorno per giorno, ricreandomi alla sua presenza sempre, ricreandomi sul suolo della terra, e mia delizia erano i figli dell’uomo ".

  Già la Genesi ci aveva mostrato Dio che giocava con la sabbia, o piuttosto con l’argilla, il mattino della creazione, modellando con le sue mani la figura di un essere umano, e gli piacque talmente che prese ad insufflare nelle sue narici il suo proprio alito di vita, per farne un essere vivente. Paolo, molto più tardi, descriverà la stessa realtà dicendo che "l’amore di Dio è stato travasato nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato".

  Siamo stati dunque creati a immagine di Dio, del suo proprio Soffio, portando dunque in noi un seme di vita divina, chiamata a crescere continuamente. E poiché questo seme è divino, ha una dimensione di infinità e noi possiamo dire che l’essere umano ha una capacità di crescita infinita.

Gesù di Nazareth è l’essere umano in cui questa capacità di crescita ha raggiunto il suo pieno sviluppo. Immagine perfetta di Dio, egli è uomo a tal punto (come Dio ha voluto l’uomo), da esserne Dio. Perfettamente Dio e perfettamente uomo, ha vissuto alla maniera umana tutto ciò che Dio è, e che era stato soltanto tracciato nel grande fuoco d’artificio della creazione. Nel suo essere ci ha rivelato la ricchezza della relazione, la capacità di amare che Dio è.

  Ha condiviso con noi questa esperienza. Ci ha parlato della sua relazione con Dio. Ci ha detto che Dio è suo Padre, che Egli e suo Padre sono uniti da un mistero d’amore che chiama lo Spirito e che, in definitiva, suo Padre e Lui sono Uno. Ci ha anche parlato di Dio come di una madre tenera; ha paragonato se stesso ad uno sposo, ed anche a un pastore. Attraverso tutti questi innumerevoli simboli e immagini, ci ha permesso di intravedere tutta la ricchezza della vita affettiva di Dio. E tuttavia è importante non dimenticare che Dio è infinitamente più grande, più ricco e più bello di tutto ciò che possiamo dire di Lui, e dunque più grande e più bello di tutti questi simboli e figure.

  Giovanni, il discepolo più vicino al cuore di Gesù, ha riassunto tutto questo insegnamento in una breve formula: "Dio è amore". Più tardi, è stata inventata una parola per descrivere questa danza di vita in seno alla divinità. Ci si è messi a parlare di Trinità. I Padri della Chiesa e i teologi, a partire da diversi sistemi filosofici, hanno utilizzato le categorie di persona, natura, relazione, ed hanno inventato un linguaggio sempre più complicato per scavare in questo mistero, parlando, per esempio, di "circumcessione" e di altre cose simili. E poi, evidentemente, ci si è messi a dar battaglia intorno a queste parole, come sanno fare i teologi, e sono state inventate anche diversi eresie, dai nomi sempre più esotici. In fin dei conti, tutte queste parole e queste profonde riflessioni teologiche

Non dicono nulla di più di quanto Giovanni aveva detto in tre parole molto semplici: "Dio è amore".

  E la cosa meravigliosa per tutti noi, è che siamo invitati ad unirci a questa danza, ad entrare in questa relazione, ad unirci alla Sapienza, che "si ricreava sul suolo della terra, trovando le sue delizie nei Figli di Dio".

  Se è vero che Dio è amore, ogni volta che noi amiamo veramente, partecipiamo alla vita di Dio e alla natura di Dio. Che si tratti dell’amore tra genitori e figli, tra amanti o sposi, tra fratelli e sorelle di una stessa famiglia naturale o di una stessa famiglia monastica – ogni volta che noi amiamo, partecipiamo alla vita di Dio. Quando noi amiamo gli altri (ed anche quando amiamo noi stessi, come fa Dio), viviamo il mistero della Trinità, in cui Dio è al tempo stesso l’amante, l’amato e l’amore che li unisce.