8 dicembre 1999 – Solennità dell'Immacolata Concezione

 

O M E L I A

 

 

Le letture di oggi sono di una ricchezza straordinaria. Ci presentano un grandioso affresco della Storia della Salvezza, dal momento della creazione fino alla pienezza dei tempi. E la lettera agli Efesini ci fa risalire ancora  più in alto, ancora prima della creazione del mondo, al momento in cui tutti noi siamo stati scelti in Cristo, perché fossimo nell’amore i suoi figli e le sue figlie, santi e irreprensibili davanti a Lui.

All’inizio della creazione vi sono un uomo e una donna, Adamo ed Eva, creati ad immagine di Dio, che purtroppo compromettono gravemente questa immagine che è in loro. Quando i tempi sono compiuti, ecco ancora una donna e  un uomo, Maria e Gesù, che restaurano questa immagine per tutta l’umanità. E noi sappiamo, attraverso il racconto grandioso dell’Apocalisse, che alla fine dei tempi, nella Gerusalemme celeste, vi saranno di nuovo una donna e suo figlio, la donna dalla corona di dodici stelle e suo figlio, che regnerà per sempre sul trono di gloria.

Nel racconto della Genesi e in quello del Vangelo di oggi, colpiscono i paralleli e i contrasti. Nel primo caso vi è il serpente ingannatore, nel secondo vi è l’angelo di Dio portatore del messaggio di salvezza. Nel primo caso vi è la maledizione, nel secondo la benedizione. Nel primo caso vi è la paura e l’autogiustificazione; nel secondo vi è la fiducia e l’abbandono.

Tutta questa storia è un inno alla grandezza dell’umanità, così come essa è uscita dalle mani di Dio. Egli aveva creato l’uomo e la donna perché fossero suoi figli. La bellezza del loro essere creato consisteva nella loro fragilità. Non sono degli dei, sono delle creature, limitate, e dunque vulnerabili davanti alle forze del male e del nulla. Dall’inizio della loro esistenza tutto sembra compromesso. Sembrano dei perdenti. Ma Eva, la vivente e la madre di tutti i viventi, sarà fedele al suo nome e non lascerà che le forze della morte prevalgano sulla vita di cui è depositaria.

Dio ha posto inimicizia tra la donna e le forze della morte rappresentate dal serpente. La vita sarà finalmente più forte della morte e dopo una lunga evoluzione e una lunga attesa, la Vita conoscerà la vittoria totale e definitiva sulla morte, in un’altra donna, un’altra Eva, una ragazza giovanissima chiamata Maria, che diventa la Madre di Colui che è la Vita stessa. Eccola finalmente, la donna che è totalmente fedele al suo nome, quella in cui la vita ha totalmente vinto le forze del serpente, la pienamente viva, la madre della Vita e di tutti i viventi. E’ questa vittoria della Vita in lei, dal primo istante della sua esistenza, che noi oggi celebriamo.  L’ostilità tra il serpente e la donna, stabilita dal creatore, si è così conclusa con la vittoria totale della Donna.

Il racconto della Genesi è una rappresentazione simbolica della lotta di tutti i giorni in ciascuno di noi, nel nostro intimo, tra il bene e il male, tra la vita che continua a voler crescere in pienezza e la morte che ci risucchia verso il nulla – tra il serpente che ha fatto dentro di noi un nido da cui non vuole più lasciarsi stanare, e lo Spirito di Dio che vuole coprirci con la sua ombra e far nascere in noi la vera vita. Vi è in ciascuno di noi Adamo, che si lascia stupidamente trascinare verso la trasgressione e che dice, come un ebete: “mi sono nascosto perché ero nudo”; e Eva, che, certo si è lasciata ingannare e che ha perfino trascinato Adamo nel suo errore, ma che manterrà viva l’inimicizia tra lei e il serpente, finché non gli schiaccerà la testa.

Questa vittoria non è soltanto sua; è la vittoria di tutta l’umanità. Così, a partire dal momento in cui questa vittoria della Vita sulle forze del male è stata confermata dalla disponibilità di Maria a lasciare penetrare in lei la vita, l’opera della nostra redenzione può cominciare, e già Luca, nel suo Vangelo, fa apparire la nascita del Precursore.

Il racconto del brano di Luca termina con le parole: “Allora l’Angelo la lasciò.” Maria resta sola con il suo segreto. Presto ce lo comunicherà questo suo segreto, ed è quello che celebreremo a Natale.

Armand Veilleux, ocso

 

(traduzione di Anna Bozzo)