6 giugno 1999 – Festa del Corpus Domini

O M E L I A

Il Vangelo che abbiamo ascoltato è tratto dal capitolo 6 di San Giovanni, dove troviamo i grandi discorsi di Gesù sul Pane di Vita. Noi siamo abituati a leggere questi testi alla luce della nostra pratica eucaristica; ed è certo legittimo farlo, poiché già Giovanni, quando mette per iscritto questi discorsi circa 35 anni dopo i fatti, li interpreta anche lui alla luce della pratica sacramentale della Chiesa primitiva.

Per andare più in profondità nella comprensione di questi discorsi del capitolo 6 di Giovanni, dobbiamo considerare l’Eucaristia non come un rito isolato, ma vedendola nella sua relazione con tutta la nostra vita cristiana, che è una vita di fede. E’ opportuno anche considerare il testo stesso di Giovanni nel suo contesto letterario più generale.

Sappiamo che tutto il Vangelo di Giovanni è costruito intorno ad una serie di segni, accompagnati da discorsi che li interpretano. Al capitolo 6 del suo Vangelo, di segni ne abbiamo due: la moltiplicazione dei pani e Gesù che cammina sulle acque del lago. Vengono poi i due discorsi, il secondo dei quali lo abbiamo nel vangelo di oggi.

Quando, dopo la moltiplicazione dei pani, la folla seguiva Gesù per avere ancora pane, Gesù dice loro, con un po’ di amarezza e di disillusione: "Non avete capito nulla. Non è questo pane materiale che voi dovete cercare. Il vero pane è quello disceso dal cielo. E’ il figlio dell’uomo, che dà la vita al mondo." Essi allora gli dicono: "Ebbene, allora dacci sempre di questo pane". Di nuovo non hanno capito niente. Allora Gesù dice loro chiaramente, in buon aramaico: "Io sono il pane di vita… E’ la volontà del Padre mio che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna, ed io lo risusciterò l’ultimo giorno…". Ma loro mormorano… e Gesù insiste: " Sono io il pane vivo…il pane che darò è la mia carne". La parola "carne", che è più forte di "corpo", colloca il suo insegnamento nel contesto globale dell’Incarnazione, per la quale la carne del Figlio dell’Uomo è diventata la realtà del Figlio di Dio.

Tutto il contesto di questi discorsi si riferisce alla fede. Il senso primitivo di questo testo si riferiva evidentemente alla ricezione del messaggio di Gesù nella fede. Poi, nella predicazione primitiva, lo si collegò al fatto di ricevere il pane eucaristico, espressione di fede.

Noi non possiamo comprendere l’Eucaristia come un rito isolato. Non veniamo all’Eucaristia come si va ad un distributore di benzina per fare il pieno. Non è semplicemente un rito con cui intendiamo ripristinare le nostre forze, acquistare energia, coraggio, per fare un altro pezzo di strada… Se questo è il nostro atteggiamento nei confronti dell’Eucaristia, non dobbiamo stupirci che dopo anni di pratica sacramentale, siamo sempre all’incirca allo stesso punto nel nostro cammino spirituale.

Se invece noi facciamo tutto il possibile per incontrare il Cristo ogni giorno in una relazione di fede, di preghiera contemplativa, di amore concreto delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, allora l’Eucaristia diventa una espressione di questa fede, e nello stesso tempo la nutre.

Non si tratta per noi semplicemente di avere "fede nell’Eucaristia", cioè fede in un segno. Gli Ebrei l’avevano questa fede nei segni! Si tratta piuttosto di una fede globale nella Persona del Cristo, che si esprime nell’Eucaristia.

Che la nostra celebrazione di oggi sia un’azione di grazie a Gesù per averci dato questo banchetto eucaristico come un mezzo per esprimere, in comunione con tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle, la nostra fede in Lui, ed esprimendola, per riceverla confermata, fortificata e purificata.