21 novembre 1999 – Festa di Cristo Re
Omelia alla messa per il “Popolo”

O M E L I A

 

            Tutti i giorni, e anche più volte al giorno, noi diciamo nel Padre Nostro: “Venga il tuo Regno”.

            Nel Vangelo Gesù ci parla costantemente di questo Regno, che è anche l’oggetto principale delle sue parabole. Fin dall’inizio della sua predicazione aveva detto: “I tempi sono compiuti e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo”.

            Ripassiamo brevemente alcune delle grandi Parabole del Regno: tutti gli uomini e tutte le donne sono chiamati ad entrare in questo Regno; tutti sono invitati al banchetto del Regno. Ma devono, per questo, fare una scelta radicale. Per acquisire il Regno bisogna disfarsi di tutto il resto, bisogna vendere tutto, per poter comprare la pietra preziosa o il terreno in cui si trova nascosto il tesoro. Tutte queste parabole ci sono offerte come una sorta di specchio in cui poter vedere come noi stessi accogliamo il Regno di Dio: Come cade in noi la Parola di Dio? Sulla terra arida o sul buon terreno? Che cosa abbiamo fatto dei talenti ricevuti? Ecc.

            Il Regno di cui parla Gesù appartiene ai poveri e ai piccoli, cioè a coloro che lo hanno accolto con un cuore umile. Alla tavola del Regno Gesù invita specialmente i peccatori, perché è il luogo dell’incontro con la misericordia infinita di Dio, e dunque il luogo della conversione.

            Per manifestare che il Regno è già presente, Gesù accompagna la sua predicazione del Regno con numerosi segni e miracoli. Liberando delle persone dal male della fame, dell’ingiustizia, della malattia e della morte, egli indica ai suoi discepoli la loro missione, che è quella di realizzare il suo Regno nella sua pienezza.

            Tutto il Vangelo è compreso nella menzione di due esperienze

di Dio, che sono complementari. All’inizio, Gesù ci invita ad entrare nel silenzio  e nella solitudine del cuore per pregare il Padre. Alla fine noi troviamo, nel brano del Vangelo che abbiamo appena letto, l’incontro del Cristo nel fratello, nella sorella, nel povero, nel bisognoso, nell’oppresso. Alcuni, come è il caso della maggior parte di voi, hanno la missione di realizzare attivamente il Regno  attraverso le loro occupazioni professionali, familiari o pastorali; altri, come i monaci che vivono qui a Scourmont, attraverso la loro vita di preghiera contemplativa. Tuttavia nessuno può dirsi veramente cristiano senza praticare, sia pure a livelli diversi, queste due esperienze dell’incontro con Dio: l’incontro contemplativo di Dio nella preghiera silenziosa, e l’incontro di Dio nel prossimo, attraverso una carità concreta e generosa.

            Nella prima Lettura della messa di oggi il profeta Ezechiele ci presentava già il Messia come il buon Pastore che veglia sulle sue pecore. Ora, quando Ezechiele offriva questo messaggio, la monarchia di Israele era decaduta, e il popolo sottoposto alla deportazione. In questa fine d’anno liturgico, e in questa fine secolo, non dobbiamo dimenticare nella nostra preghiera tutte le popolazioni della terra che sono deportate, tutte le vittime delle guerre, che sono private di qualunque forma di stabilità. Quando ogni giorno ripetiamo “venga il tuo Regno”, domandiamo l’avvento del Regno escatologico, dove non ci saranno più le guerre, la sofferenza, la povertà, l’esilio e la fine, ma la pace stabile per tutti.

Armand Veilleux   ocso

(traduzione di Anna Bozzo)