26 dicembre 1999 – Festa della Sacra Famiglia

 

 

O M E L I A

 

         Della vita intima della Sacra Famiglia la Scrittura ci dice ben poca cosa. Sarebbe interessante saperne di più sull’amore umano che univa Maria e il suo sposo Giuseppe, e sul modo in cui hanno educato il loro figliolo Gesù. Non mancano scritti apocrifi e rivelazioni private che hanno tentato di informarci su ciò che le Scritture hanno lasciato nell’ombra del mistero.

 

            Il Vangelo sembra più interessato all’integrazione della Sacra Famiglia nel Popolo di cui fa parte. Maria e Giuseppe osservano fedelmente la legge del loro popolo, e Maria si presenta al Tempio per compiervi il rito della purificazione della madre, e il rito dell’offerta al Signore del figlio primogenito, così come prevede il capitolo XIII del libro dell’Esodo.

 

            La Sacra Famiglia è dunque una famiglia ben integrata socialmente, che conosce le tradizioni del suo popolo e vive in accordo con esse. Vi è un segno di maturità, sia umana che religiosa, nel fatto di sapere integrarsi in una comunità, di partecipare  a riti comunitari e di assumere la coscienza collettiva di un popolo.

 

            La Famiglia di Nazareth non sviluppa una sua religione ai margini della comunità e non stabilisce la sua propria forma di culto. Il suo culto è quello del Popolo di cui fa parte.

 

            E’ allora che entrano in scena i due personaggi misteriosi, e quanto simpatici, di Simeone e Anna. Due contemplativi che hanno saputo integrare la loro fede e la loro speranza  vivissime nella vita religiosa del Popolo di Israele. La profetessa Anna ha passato praticamente tutta la sua vita nel Tempio, servendo Dio notte e giorno nella preghiera.. Il vegliardo Simeone, dal canto suo, ha incarnato nella sua vita l’attesa del Messia, che era l’attesa di tutto il Popolo, ed egli viene dunque al Tempio mosso dallo Spirito. Poiché sono entrambi dei veri contemplativi, vedono ciò che nessuno intorno a loro è in grado di vedere.

 

            Quando  Gesù viene presentato al Tempio da Maria e Giuseppe, che compiono i riti secondo la consuetudine, Gesù per tutta la folla presente non è che un neonato tra gli altri, un primo nato per il cui riscatto si offrono ritualmente due colombe o due tortorelle. I due contemplativi, Simeone ed Anna, avendo lo sguardo puro e penetrante delle persone liberate da ogni dipendenza e da ogni ambizione umana, vedono al di là delle apparenze. Un senso interiore, che non è altro che lo Spirito Santo, dice loro che sono in presenza del Messia, del Santo di Israele, del Salvatore. Simeone, che non viveva per null’altro se non per attendere il Messia, può dunque ora andarsene in pace, non senza avere annunciato a Maria un po’ delle esigenze dolorose che implicherà il fatto di essere la madre del Messia. Anna, la cui attesa è ugualmente appagata, non può impedirsi di parlare di questo Bambino straordinario a tutti coloro che attendevano la liberazione di Gerusalemme.

 

            Quali lezioni possiamo trarre per noi stessi da tutto questo? Prima di tutto che, se siamo dei veri contemplativi, passando la nostra vita come Anna, al Tempio, servendo Dio giorno e notte in preghiera, sapremo decifrare i segni dei tempi, e riconoscere Cristo in tutte le forme  sotto le quali vorrà venire a noi.

 

            Ma la prima lezione è che tutta la famiglia, che si tratti della famiglia nucleare ordinaria, o di una famiglia monastica, come quella che formiamo qui a Scourmont, potrà approfondire la sua coesione interna soltanto se sarà nello stesso tempo solidamente integrata nella grande comunità ecclesiale e nella società civile in cui si trova inserita,  e se saprà rispettare e fare proprie le tradizioni e i costumi dell’una e dell’altra.  Essa potrà allora, come Anna, parlare in modo credibile del Bambino a tutti coloro che attendono la Salvezza.

 

Armand VEILLEUX  ocso