Epifania 2000

O M E L I A

Malgrado tutte le paure, sovente puerili, del "bug" dell’anno 2000, siamo entrati nell’anno giubilare senza alcun problema speciale, e la vita continua come prima. Tuttavia il fatto che abbiamo potuto seguire, fuso orario dopo fuso orario, il passaggio dei diversi paesi al terzo millennio, è significativo di una nuova realtà internazionale. In questa prospettiva, la profezia di Isaia assume un senso nuovo: " Alzati, Gerusalemme! Risplendi… le nazioni cammineranno verso la tua luce." E in effetti, anche per le nazioni in cui la fede cristiana è minoritaria o quasi inesistente, le grandi celebrazioni di ieri si riferivano tutte alla data (approssimativa) della nascita di Gesù Cristo.

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i Abramo, il Padre dei credenti, è stato detto che lasciò il suo paese e la casa dei suoi padri per andare verso un luogo che non conosceva, lasciandosi guidare da Dio. Da lui nacque un popolo che, dopo molti percorsi spesso tortuosi, si stabilì in Palestina, con Gerusalemme come capitale, sia religiosa che politica, ritornando sempre a stabilirvisi dopo ciascuno dei suoi esilî.

D’altronde, è ad un piccolo resto di Israele, decimato dall’esilio e appena reinstallato nella Città Santa, che il secondo (o il terzo) Isaia proclama che Gerusalemme sarà un polo di attrazione per le nazioni. In questa profezia gli Ebrei vedevano l’annuncio di una nuova crescita di Gerusalemme, che l’avrebbe resa famosa e gloriosa a tal punto, che tutti i popoli sarebbero venuti a visitarla. Ora, quando questa profezia si realizza, non sono dei re potenti che si presentano a Gerusalemme, ma dei magi, cioè degli "astrologi", tutto sommato gente umile, anche se portano doni di valore.

Il re dei Giudei è nato, e né i saggi né i capi religiosi di Israele lo sanno, e neppure Erode, che porta il titolo di re di Giudea. La grande gioia della nascita di un salvatore è stata annunciata dapprima ad umili pastori sulla montagna dagli angeli. Non così ai magi. Per loro sarà diverso.

Mentre noi al giorno d’oggi inseguiamo i pianeti, le stelle, e perfino le galassie, con le nostre astronavi, i magi erano dei saggi che si lasciavano guidare dalle stelle. Era forse semplicemente una forma di ingenuità quasi infantile, oppure una credenza primitiva nell’astrologia? Nulla di ciò. Era piuttosto espressione di una convinzione secondo cui tutta la natura è nelle mani del creatore, che se ne serve per rivelarsi e rivelare i suoi messaggi.

La stella che aveva condotto i magi fino a Gerusalemme scompare quando prendono informazioni dagli abitanti di questa città. La risposta che ne ricevono è giusta – il Bambino è nato a Betlemme – ma l’invito di Erode ad informarlo è un tranello. Appena si rimettono in marcia, la stella appare loro di nuovo e li guida fino alla casa dove si trova Gesù con Maria sua madre. Quando rivedono la stella sono pieni di gioia e quando trovano il bambino si prostrano in adorazione, come i pastori nella notte di Natale.

Jerusalemme non perde facilmente i suoi privilegi. Non è solo Erode, ma tutta Gerusalemme con lui ad essere presa da una grande inquietudine, quando i magi annunciano l’oggetto della loro ricerca. Molti a Gerusalemme attendevano la venuta del Messia. E quando i magi dicono che lo stanno cercando, c’è chi consulta subito i libri e trova la buona risposta. Non è a Gerusalemme che deve nascere, ma nella piccola città di Betlemme. Ma si tratta di una prospettiva che disturba troppo, per poterla accettare come un fatto. La tensione tra Gesù e i capi religiosi del popolo – tensione che lo condurrà alla morte – è già cominciata.

Questo racconto, molto ricco di simboli, ci insegna molte cose. Prima di tutto, dobbiamo imparare, come i magi, a discernere tutto ciò che Dio ci dice di Lui stesso attraverso la natura e gli eventi naturali. La storia dei Re Magi ha nutrito l’immaginazione tutta ingenua della nostra infanzia. All’età adulta ci tocca sviluppare una seconda ingenuità, che ci permetta di tanto in tanto di discernere una stella, che ci indichi la volontà di Dio su di noi, avendo il coraggio di seguirla, anche senza sapere dove ci conduce. Lasciarsi coinvolgere in una ricerca spirituale, al di là dei supporti della cultura umana e religiosa del proprio ambiente, è stata del resto la caratteristica comune del monachesimo di tutte le epoche. Di fatto, i magi del nostro vangelo appaiono stranamente vicini a quei monaci itineranti che si trovano all’epoca di Gesù attraverso l’Asia e che si troveranno nel cristianesimo siriaco della prima generazione.

Un’altra lezione che possiamo ricavare è che il cammino spirituale che Dio ci fa percorrere nella vita è spesso un cammino pieno di trabocchetti attraverso i quali ci guida, senza che possiamo mai ritornare indietro. Se dobbiamo ritornare al punto di partenza, ci tocca sempre farlo per un’altra strada, che è spesso un altro al-di-là.

Guardando quanto accade quotidianamente, sia nella Chiesa che nella società civile, è facile oggi giorno essere pessimisti, e perfino lasciarsi deprimere. Ma la vocazione di ogni cristiano, e ancor più quella delle persone chiamate ad una forma di vita contemplativa, è di saper contemplare le stelle nella notte del mondo contemporaneo, e di discernervi tutte le manifestazioni di Dio, tutte le sue Epifanie.

Armand Veilleux ocso