1° gennaio 2000 -- Solennità di Maria, Madre di Dio

O M E L I A

La maggior parte di noi – almeno i più anziani – siamo stati abituati a considerare Dio come un essere supremo, impassibile, senza passioni né sentimenti. Da un quarto di secolo a questa parte, dei buoni teologi ci hanno abituato a vedere un Dio sofferente. Ma forse non contempliamo abbastanza Dio come un Dio in grado di provare gioia, e in modo particolare la gioia della paternità e della maternità. Ed è proprio questo che celebriamo durante il tempo di Natale.

In questo tempo ripenso spesso dentro di me ai bei versetti del Libro di Osea (cap. 11, 1…4): "Quando Israele era bambino, io l’ho amato... lo prendevo in braccio…mi chinavo su di lui e lo facevo mangiare". In queste parole si ritrova una certa nostalgia – il ricordo tenerissimo del tempo in cui tutto era ancora fresco e armonioso nelle relazioni tra Israele e il suo Dio.

Questa gioia paterna e materna che il profeta Osea leggeva nel cuore di Dio, è la stessa che l’angelo annunziò ai pastori mentre vegliavano sui loro greggi nei pascoli della regione di Betlemme. " Io vi annuncio una gioia grande". Questa gioia è per tutto il popolo, lo dice l’angelo. E’ la gioia che Dio stesso prova e che vuole condividere con tutta l’umanità.

Qual è la ragione di questa gioia? – Un salvatore è nato per l’umanità. E siccome i pastori sono gente pratica, che ha bisogno, per credere, di segni concreti, ecco che viene dato loro un segno che un salvatore è nato.. E qual è questo segno? "Troverete un bambino avvolto in fasce e posato in una mangiatoia".

Un bambino è nato, ed è questo il segno che è arrivata la salvezza. Il messaggio ricevuto dai pastori, che essi ci trasmettono, è che dovunque vi è vita, specialmente vita nuova, vi è la salvezza. Questa vita nuova può essere la vita fisica, come la nascita di un bambino; può essere anche la vita spirituale, come quella di un cuore convertito. E’ la vita che riceviamo ogni volta che ciascuno di noi rinasce attraverso i sacramenti.

Questa gioia della paternità e della maternità che Dio vuole dividere con l’umanità, nessuno l’ha condivisa più profondamente e più intimamente di Maria, dalla quale è nato questo bambino deposto nella mangiatoia – Maria, la Madre di Dio fatto uomo, Madre di Colui che ha Dio come Padre.

Che fanno i pastori quando arrivano a Betlemme e trovano Maria, Giuseppe e il bambino? Raccontano tutto ciò che è stato loro detto su questo bambino. Sono dunque semplicemente i messaggeri di questa gioia che è stata loro annunciata. E ripartono, glorificando e lodando Dio.

Le parole di Osea che ho citato all’inizio introducevano il ricordo delle infedeltà di Israele all’amore del suo Dio. Allo stesso modo, il Vangelo di Luca ci lascia intravedere, accennandolo appena, il prezzo che Gesù, - e quindi anche Maria – dovranno pagare per essere fedeli a questo amore. Il racconto di Luca termina facendo menzione della circoncisione – la prima allusione discreta, nel vangelo, al sangue versato. E la mangiatoia ci lascia già intravedere l’Eucaristia, sacramento della Pasqua di questo Bambino. Maria, Madre di Dio e Madre dell’Umanità, modello per tutte le persone che hanno fatto una scelta di vita contemplativa, custodisce tutte queste cose, ripensandole nel suo cuore.

Questo primo gennaio, oltre ad essere la solennità di Maria, Madre di Dio, è anche la giornata mondiale per la pace. Il passaggio tanto enfatizzato dai media da un millennio ad un altro non ha cambiato nulla nei conflitti che affliggono molti popoli. Preghiamo in modo particolare in questo giorno, perché anch’essi possano partecipare alla gioia di Dio e di Maria, facendo l’esperienza di rinascere alla pace.

Armand Veilleux ocso