29 ottobre 2000 -- XXX domenica "B"

Ger 31, 7-9; Eb. 5, 1-6; Mc 10, 46-52

 

O M E L I A

Nella profezia di Geremia che descrive il ritorno dall'esilio, abbiamo sentito le parole: "Ecco, io li riconduco dalle estremità del mondo e con loro sono il cieco e lo zoppo…" La parola più importante qui è certamente qui la parola "ricondurre insieme, radunare". Gesù è venuto per fare di noi un popolo, unito in una visione comune.

La maggior parte della nostra vita è condizionata non da quello che vediamo, ma da tutta una serie di supposizioni o postulati che abbiamo ereditato dalla nostra cultura e che ci sono stati trasmessi attraverso la nostra educazione. Noi non ci rendiamo abbastanza conto fino a che punto la nostra vita sia controllata da più insiemi di postulati o di ipotesi, riguardanti sia la realtà fisica che ci circonda, sia i nostri sistemi filosofici o teologici. Un postulato è qualcosa che noi prendiamo per acquisita. Può essere qualcosa che è stata dimostrata, oppure che non può essere dimostrata. Ogni volta che qualcuno mette in dubbio l'una o l'altra delle nostre affermazioni o convinzioni, e noi rispondiamo dicendo: "Ma è evidente!", esprimiamo un tale postulato. Molte cose che sono evidenti per me non lo sono necessariamente per tale o talaltra persona.

L'identità collettiva di un gruppo, di una cultura, di una religione, si fonda su un insieme di postulati, i quali ci aprono ad una certa comprensione della realtà, ma la limitano anche. Ci rendono difficile comprendere qualcuno che parte da un altro sistema di ipotesi o di supposizioni. Vi sono perfino ipotesi che sono intrinseche ai nostri sensi. Prendiamo la vista, per esempio. I nostri occhi sono fatti in modo tale che non possono percepire che una piccola parte della gamma elettromagnetica. Non vedono né gli infrarossi, né gli ultravioletti. Questi limiti condizionano la nostra maniera di percepire l'universo.

Gesù era circondato da discepoli e da una folla di persone che potevano vederlo fisicamente con i loro occhi, ma erano incapaci di riconoscerlo come il Figlio di Davide, il Messia. Viene allora questo Bartimeo, che, nella sua cecità ha una percezione più profonda della realtà, e che spontaneamente si mette a gridare: "Gesù, Figlio di Davide." Gesù ne rimane molto impressionato e dice: "Che vuoi che io faccia per te?" ; risponde: "Che io veda!". E Gesù lo guarisce.

Ora, non è mai facile adattarsi ad una nuova percezione della realtà. Un libro è stato scritto parecchi anni fa sulle persone nate cieche, che hanno ritrovato la vista in seguito ad una operazione chirurgica in età adulta. (Marius von Senden, Space and Sight). Queste persone hanno difficoltà enormi ad adattarsi alla loro nuova percezione delle cose. Mentre prima dell'operazione potevano identificare facilmente la forma e la dimensione degli oggetti toccandoli, ora non possono distinguere una palla da un cubo semplicemente vedendoli. L'autore menziona anche il caso di persone che devono chiudere gli occhi per poter salire o scendere una scala!

Che fa il mendicante cieco dopo la sua guarigione? Si mette immediatamente a seguire Gesù lungo la strada. Ed era la strada che conduceva da Gerico a Gerusalemme, per dove Gesù stava andando incontro alla sua Passione. Non sappiamo come si sarà adattato alla sua nuova esistenza…

Ciò che sappiamo, a partire dalla nostra propria esistenza, è che, ogni volta che ci è dato di vedere un po' più in noi stessi, di percepire un po' meglio chi è Dio, un po' di più della complessità delle persone e delle cose che ci circondano, ciò provoca dei cambiamenti - spesso dolorosi - nelle nostre vite. Forse abbiamo continuato a dire: "Gesù, Figlio di Davide, io desidero vederti." Ma forse abbiamo cessato di pregare per questo, preferendo ritornare alla tranquillità della nostra vita anteriore. Le cose, le situazioni e le persone sono spesso più gradevoli nell'esistenza che attribuiamo loro nella nostra immaginazione che nella realtà!

E' più facile costruire mentalmente il mondo tale quale noi vorremmo che fosse, che adattarci al mondo che noi dobbiamo costruire con coloro che ci circondano e con tutto il resto dell'umanità: "Ecco che…io li raduno dalle estremità del mondo e tra loro il cieco e lo zoppo…", dice il Signore.

In questa domenica delle Missioni, accogliamo nelle nostre vite Gesù che è venuto per farci uscire dai nostri piccoli mondi individuali e per radunarci in un popolo unito da una visone comune.

Armand VEILLEUX