Site
du Père Abbé
Armand Veilleux
1
novembre 2000 – Solennità di tutti i Santi
Tra loro vi sono certamente molte persone che
abbiamo conosciuto; i nostri genitori,
probabilmente, e altri membri delle nostre famiglie e della nostra comunità.
Senza dubbio, parecchie persone che non avremmo mai considerate come sante,
perché non potevamo vedere nel loro cuore, come fa Dio. Ma vi è soprattutto
questa folla immensa di uomini
e di donne, che fin dagli inizi dell’umanità, a qualunque religione abbiano
potuto appartenere, sono stati fedeli alle ispirazioni che hanno ricevuto
e hanno servito lealmente Dio secondo la loro coscienza. E’ la folla di
cui parla Giovanni nell’Apocalisse: “Ho visto, dice, una folla di ogni
nazione, razza, popolo o lingua”.
Quanto a noi, apparteniamo, tra tutte queste
razze, nazioni e popoli, alla razza di coloro che hanno ricevuto il messaggio
di Gesù, il quale, nel Vangelo di oggi, ci indica chi sono coloro ai quali
annuncia questa felicità eterna; chi sono i “beati”, i makàrioi. Sono
i poveri di spirito, i miti, quelli che piangono, quelli che hanno fame
e sete di giustizia, i misericordiosi, i cuori puri, i costruttori di
pace e coloro che sono perseguitati per la giustizia. Ammettiamo pure
che è difficile non ritrovarsi, un giorno o l’altro, in almeno una di
queste categorie, e che, per non essere salvati, bisogna veramente scegliere
di non esserlo, rifiutando la felicità che ci viene così generosamente
offerta.
E’ una verità che affascinava senza sosta l’apostolo
Giovanni. “ Beati i cuori puri, diceva Gesù, perché vedranno Dio”.
Ora, ciò sarà possibile perché noi saremo “figli di Dio” – figli
e figlie di Dio, nel Figlio Primogenito, che sempre vede suo Padre faccia
a faccia. Ma noi siamo già figli di Dio quaggiù: “vedete , ci dice, quanto
grande è l’amore di cui il Padre ci ha colmati: ha voluto che noi fossimo
figli di Dio – e noi lo siamo.” Ma allora questo non è che un inizio.
In cielo noi lo vedremo così com’è, così come il Figlio vede il Padre.
Ciò che l’autore della Prima Lettera di Giovanni
canta in un linguaggio mistico e teologico, l’autore dell’Apocalisse lo
descrive in un linguaggio poetico, componendo un gigantesco affresco,
che richiama la Fuga in Egitto e il passaggio del Mar Rosso. Entrano nella
Gerusalemme celeste non soltanto le dodici tribù di Israele, rappresentate
dai 144.000 – dodici mila per ogni tribù – queste infatti sono seguite
dalla “folla immensa” che nessuno può contare.
Questa folla sterminata canta per tutta l’eternità le lodi di Dio, perché, qualunque siano il tempo, il luogo, il popolo da cui provengono, è il Sangue del Cristo che li ha purificati, al di là di tutte le frontiere e di tutte le differenze.
Celebrando la festa di tutti i Santi, glorifichiamo
e rendiamo grazie a Dio per aver
fatto entrare nel suo Regno, allo stesso titolo dei santi e delle sante conosciuti e riconosciuti, tutta questa folla anonima
di testimoni.
Armand VEILLEUX
(traduzione di Anna Bozzo)