Site du Père Abbé
Armand Veilleux

1 novembre 2000 – Solennità di tutti i Santi
Ap 7,2...14; 1Gv 3,1-3; Mt 5, 1-12.

O M E L I A

Ogni santo canonizzato e ogni beato dichiarato tale dal Papa ha una data che gli è assegnata nel calendario liturgico. La lista di questi santi e beati ha continuato ad allungarsi, specialmente nel corso del presente pontificato. Oggi celebriamo tutti gli altri:questa legione di donne e di uomini di buona volontà che sono morti in grazia di Dio, senza aver lasciato tracce negli annali agiografici, e che vedono Dio faccia a faccia, godono della beatitudine eterna e sono i nostri intercessori presso il Padre.

Tra loro vi sono certamente molte persone che abbiamo conosciuto;  i nostri genitori, probabilmente, e altri membri delle nostre famiglie e della nostra comunità. Senza dubbio, parecchie persone che non avremmo mai considerate come sante, perché non potevamo vedere nel loro cuore, come fa Dio. Ma vi è soprattutto questa folla immensa  di uomini e di donne, che fin dagli inizi dell’umanità, a qualunque religione abbiano potuto appartenere, sono stati fedeli alle ispirazioni che hanno ricevuto e hanno servito lealmente Dio secondo la loro coscienza. E’ la folla di cui parla Giovanni nell’Apocalisse: “Ho visto, dice, una folla di ogni nazione, razza, popolo o lingua”.

Quanto a noi, apparteniamo, tra tutte queste razze, nazioni e popoli, alla razza di coloro che hanno ricevuto il messaggio di Gesù, il quale, nel Vangelo di oggi, ci indica chi sono coloro ai quali annuncia questa felicità eterna; chi sono i “beati”, i makàrioi. Sono i poveri di spirito, i miti, quelli che piangono, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i cuori puri, i costruttori di pace e coloro che sono perseguitati per la giustizia. Ammettiamo pure che è difficile non ritrovarsi, un giorno o l’altro, in almeno una di queste categorie, e che, per non essere salvati, bisogna veramente scegliere di non esserlo, rifiutando la felicità che ci viene così generosamente offerta.

E’ una verità che affascinava senza sosta l’apostolo Giovanni. “ Beati i cuori puri, diceva Gesù, perché vedranno Dio”.  Ora, ciò sarà possibile perché noi saremo “figli di Dio” – figli e figlie di Dio, nel Figlio Primogenito, che sempre vede suo Padre faccia a faccia. Ma noi siamo già figli di Dio quaggiù: “vedete , ci dice, quanto grande è l’amore di cui il Padre ci ha colmati: ha voluto che noi fossimo figli di Dio – e noi lo siamo.” Ma allora questo non è che un inizio. In cielo noi lo vedremo così com’è, così come il Figlio vede il Padre.

Ciò che l’autore della Prima Lettera di Giovanni canta in un linguaggio mistico e teologico, l’autore dell’Apocalisse lo descrive in un linguaggio poetico, componendo un gigantesco affresco, che richiama la Fuga in Egitto e il passaggio del Mar Rosso. Entrano nella Gerusalemme celeste non soltanto le dodici tribù di Israele, rappresentate dai 144.000 – dodici mila per ogni tribù – queste infatti sono seguite dalla “folla immensa” che nessuno può contare.

Questa folla sterminata canta per tutta l’eternità le lodi di Dio, perché, qualunque siano il tempo, il luogo, il popolo da cui provengono, è il Sangue del Cristo che li ha purificati, al di là di tutte le frontiere  e di tutte le differenze.

Celebrando la festa di tutti i Santi, glorifichiamo e rendiamo grazie a  Dio per aver fatto entrare nel suo Regno, allo stesso titolo dei santi  e delle sante conosciuti  e riconosciuti, tutta questa folla anonima di testimoni.

Armand VEILLEUX

(traduzione di Anna Bozzo)