6 novembre 2016 – XXXII domenica « C »

2 M 7,1-2.9-14; 2 T 2,16--3,5; Lc  20,27-38

 

O M E L I A

 

          I Sadducei di questo Vangelo non sono veramente interessati ad apprendere qualcosa da Gesù. Desiderano semplicemente tendergli un tranello. Poiché non credono alla resurrezione, vogliono dimostrare come una tale credenza conduce a conseguenze ridicole. La risposta di Gesù è piuttosto misteriosa. In realtà sembra che voglia semplicemente dimostrare loro che è il loro approccio ad essere ridicolo. Essi tentano di “immaginare” ciò che è la vita dopo la morte; e questo è impossibile, perché non si può “immaginare “qualcosa, se non utilizzando delle “immagini” tratte dalla nostra vita attuale, che è limitata. Ora, la vita dopo la morte è al di là di tutte queste immagini e di tutti questi limiti. Non sarà una nuova vita; sarà la stessa vita, ma liberata da tutti i limiti dell’esistenza presente.

 

          Il primo grande periodo nella storia del popolo di Israele fu il tempo dell’Esodo, quando il Signore formò il suo popolo attraverso l’esperienza del deserto.  Il secondo grande periodo fu il tempo dell’esilio, durante il quale, attraverso l’insegnamento dei suoi profeti, il Signore preparò la rinascita del suo popolo. Il più bel frutto di questo periodo fu il movimento degli Hassidim, i pii, tra i quali si trovavano gli Anawim, o Poveri del Signore”).

 

Dopo il ritorno di quel “piccolo resto” sulla terra di Israele, e dopo una nuova dominazione da parte di un potere straniero, allorché le autorità pagane volevano forzare gli ebrei all’apostasia, la rivolta dei Maccabei contro il potere pagano trovò un sostegno soprattutto nel movimento carismatico degli Hassidim e dei Poveri del Signore.

 

          Disgraziatamente, la rivolta dei Maccabei, che era ai suoi inizi un movimento profondamente spirituale, divenne rapidamente un potere politico, che accettò diversi compromessi con le autorità pagane, a tal punto che uno dei Maccabei divenne re Israele e Gran Sacerdote, senza appartenere né alla famiglia reale, né alla famiglia sacerdotale.  Era troppo per i fedeli del Signore, che si separarono da questo potere in un moto di rivolta. Da questa rivolta spirituale nacquero tre grandi gruppi spirituali: i Farisei, i Sadducei e gli Esseni (gruppo a carattere monastico, ben noto soprattutto dopo le scoperte di Qumran).

 

          I Farisei e i Sadducei ebbero un ‘influenza spirituale grande e profonda sul popolo di Israele, preparandolo alla venuta del Messia. Ma quando il Messia venne, questi movimenti avevano perduto la loro linfa spirituale. Preoccupati di preservare le loro tradizioni, non seppero aprirsi alla luce nuova portata da Gesù.  Erano ormai due partiti fortemente conservatori, sul piano religioso come su quello politico, come lo sono facilmente coloro che, avendo acquisito potere, onori e ricchezze, non hanno alcun interesse a che le cose cambino.

 

          Non vi è forse qui una lezione e un avvertimento anche per noi?  Questo ci invita ad essere sempre molto attenti, come comunità ecclesiale e come comunità monastica, a non cadere nel rischio della sclerosi e della tiepidezza. Molti movimenti nella storia della Chiesa cominciarono con un grande entusiasmo carismatico, per poi fossilizzarsi in seguito. Il monachesimo si è mantenuto nella Chiesa soltanto perché ha conosciuto periodicamente dei momenti di riforma e di conversione.

 

          Ciò che è veramente importante, per noi come per i Sadducei, non è di scoprire, attraverso la nostra immaginazione – o tramite rivelazioni private – a cosa assomiglierà la vita dopo la morte, ma piuttosto di continuare incessantemente, come comunità e come individui, un movimento di conversione. Soltanto così potremo, alla fine del nostro pellegrinaggio terreno, essere riuniti a tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle nell’eterno “oggi” di Dio.

 

Armand VEILLEUX

 

 

 

 

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