25 décembre 2012 – Homélie pour la Messe de Minuit
Is 9, 1-6;  Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14

 

O M E L I A

 

 Cari fratelli e sorelle,

          La Parola di Dio nelle Scritture è sempre una parola divina incarnata in una parola umana, e ogni volta in una tonalità umana diversa. Abbiamo appena ascoltato tre letture molto diverse nel tono, una del Profeta isaia, un’altra dell’apostolo Paolo, e infine una terza dell’evangelista Luca. Tutti sanno scrivere molto bene, soprattutto Isaia e Luca, ma ognuno ha forme di linguaggio che gli sono proprie.

          Isaia è  un grande poeta. Nel testo che abbiamo sentito, egli è probabilmente nel suo miglior momento, e l’audacia con cui tratta le immagini di tenebre e luce, allegria e gioia, guerra e vittoria, passando per il fuoco e il sangue, lascia senza fiato. L’inizio del poema è bellissimo : « Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto sorgere una grande luce; su coloro che abitavano il paese dell’ombra, ecco che una luce ha cominciato a risplendere ». La fine non è meno toccante : « Ci è nato un bambino, ci è stato dato un figlio : l’insegna del potere è sulla sua spalla ». Ma come siamo ancora lontani dal Vangelo ! Tutta questa gioia, questo troppo pieno di allegrezza viene dalla vittoria su un’altro popolo e dalla spartizione delle spoglie dei vinti. Una vittoria attribuita all’amore invincibile del Signore dell’Universo, ma all’amore per un solo popolo.

          Il racconto della nascita di Gesù, per la penna di Luca, è anche pieno di poesia, ma di una poesia molto più serena, meno esuberante e più evocatrice. Viene menzionata l’oppressione dell’occupante romano, ma in maniera obiettiva e quasi distaccata : l’imperatore Augusto ha ordinato un censimento generale dei territori occupati da Roma e ciascuno deve andare ad iscriversi nella sua città di origine. E’ così che Giuseppe e Maria, la sua giovane moglie incinta, devono mettersi in cammino, e che Maria deve partorire durante il viaggio, in mezzo a una folla di gente in movimento.  Le nostre traduzioni dicono in genere che essa mise al mondo « il suo figlio primogenito». In realtà, a voler tradurre fedelmente il testo di Luca, questo dice che essa mise al mondo «il primogenito», cioè « il primogenito per eccellenza, il primogenito del Padre eterno ». Lo avvolge in fasce, che annunciano già la sua sepoltura alla fine del Vangelo, e lo depone in una mangiatoia, che evoca già l’Eucaristia. Quanto ai pastori, che passavano la notte nei campi, non sono accecati da una luce eclatante, ma semplicemente « avvolti nella luce della gloria di Dio. Il racconto di Luca, come quello di Isaia, termina con la menzione di un Salvatore, ma il segno è molto diverso. Non è più un figlio che porta sulla spalla l’insegna del potere; è un piccolo bambino deposto in una mangiatoia.

          Diversi anni più tardi, quando questo bambino è cresciuto, ha predicato la buona novella e ne è morto; quando questa buona novella si diffonde già attraverso le nazioni, non senza incontrare molta resistenza, Paolo, che non ha nulla di un poeta, ma ha tutto del missionario ardente con intuizioni mistiche, affronta in un modo tutto diverso lo stesso mistero evocato da Isaia e da Luca. Riassume dapprima, e in una brevissima frase, non solo la nascita, ma tutta la vita di Gesù, dicendo che « la grazia di Dio – cioè la bellezza di Dio – si è manifestata » e lo ha fatto « per la salvezza di tutti gli uomini ». Si tratta bene della salvezza di tutti gli uomini, e non più della vittoria degli uni sugli altri. Questa salvezza risiede infatti nella vittoria della luce sulle tenebre, nel cuore e nella vita di ciascuno. Questa grazia, dice, « è quella che ci insegna a rifiutare il peccato e le passioni di questo mondo ». E qual’è lo scopo di tutto questo, secondo Paolo ? E’ « vivere nel mondo presente da uomini ragionevoli, giusti e religiosi ».

          In questa piccola frase di Paolo c’è tutto un programma per noi. Dio si è incarnato in Gesù, non per rivelarci verità astratte sulla divinità, ma per insegnarci il senso della nostra umanità, insegnarci a vivere « da persone ragionevoli », vale a dire, non cercando dovunque segni della volontà di Dio su di noi, ma vivendo semplicemente in conformità con la ragione che ci ha dato. Se viviamo come esseri ragionevoli, è già una cosa enorme ; e se non lo facciamo, siamo lontani dalla salvezza. Se siamo ragionevoli, praticheremo anche la giustizia e allora potremo esprimere a Dio un culto attraverso gesti di religione. L’ordine di queste tre parole « ragionevoli, giusti e religiosi » nella frase di san Paolo è importante.  Sarebbe falso pensare di essere religiosi se non pratichiamo la giustizia. E sarebbe ridicolo cercare di essere giusti e religiosi se non viviamo in modo ragionevole.

          Finalmente, è in questo insegnamento di Paolo che troviamo l’essenziale del messaggio di Natale per noi, oggi. In realtà nel suo insegnamento troviamo tutto il messaggio poetico di Isaia, riletto alla luce della vita di Gesù Cristo. La gioia non è assente da questo approccio, ma si tratta della felicità che si vive tra due manifestazioni della gloria di Gesù, tra il suo manifestarsi nel suo corpo mortale e la piena manifestazione che ne riceveremo quando lo incontreremo faccia a faccia.

          Tutti modi di dire lo stesso mistero : ci è nato un Salvatore !

Armand VEILLEUX

 

 

 

 

 

Altre omelie per il Natale

 

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Messa dell'Aurora [en français]
Messa del giorno
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2000

Messa della Notte : (original français) (traduzione italiana)

 

2001

Messa della Notte (original français)

2002
Messa della Notte (original français) (English translation)

2003
Messa della Notte (original français)

2004

Messa della Notte (original français)

 

2005

Messa della Notte (original français) (traduzione italiana)

2006

Messa della Notte (français) (español)

2007

Messa della Notte (original français)

 

2008

Messa della Notte (original français)

 

2009

Messa della Notte (original français)

2010

Messa della Notte (original français) ( en italien )

2011

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