17 febbraio 2010 – Mercoledì delle  Ceneri
Gl 2, 12-18 ; 2 Co 5, 20-6, 2 ; Mt 6, 1...18
Abbazia delle Frattocchie, Italia
 

 

O M E L I A 

Cominciamo oggi la Quaresima, che è un tempo di conversione.  E’ naturale quindi che pensiamo alle azioni, ai comportamenti o ai gesti che converrebbe cambiare nella nostra vita: per esempio, il nostro rapporto col cibo, il nostro uso delle parole, il nostro modo di parlare o di rispondere ai nostri fratelli, il nostro modo di usare il telefono, ecc. E’ certamente buona cosa prestare un’attenzione speciale a tutti questi atteggiamenti esteriori. Tuttavia le letture della messa di oggi attirano ancor più la nostra attenzione sull’interiorità e sull’atteggiamento del nostro cuore. Poiché ogni gesto e ogni comportamento esteriore  che non corrisponda ai sentimenti che abbiamo nel cuore è ipocrisia. 

            Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù mette in guardia prima di tutto contro l’ostentazione nella pratica dell’elemosina.  E’ talmente facile essere generosi e aiutare gli altri, sia per il piacere che proviamo nel farlo, sia con il desiderio segreto e inconfessato di ottenerne non solo la ricompensa in cielo, ma anche segni di riconoscenza [quaggiù] . Noi costituiamo allora noi stessi come i primi beneficiari della nostra propria generosità ! 

            Stessa cosa per la preghiera, Gesù ci invita, non già a moltiplicare i gesti esteriori di preghiera, sia comunitaria che privata, bensì a penetrare sempre più profondamente nella solitudine della nostra casa o della nostra cella, e nel silenzio dei nostri cuori, per incontrarvi il nostro Padre celeste che lì ci aspetta sempre. 

            Finalmente, ciò che Gesù dice del digiuno vale per ogni forma di ascesi o di penitenza.  Dio sa ciò che noi facciamo o non facciamo ed è l’unica cosa che conta. Tanto meno ciò è conosciuto dagli altri, e tanto meglio è. 

            Sia la prima che la seconda lettura ci richiamano anche all’interiorità, oltre che alla conversione di vita. Agli ebrei, che usavano esprimere l’indignazione o il dolore strappandosi le vesti,  Dio consiglia semplicemente di lacerare  piuttosto il loro cuore. Quanto a Paolo, invita i Corinzi a lasciarsi riconciliare con Dio. Il verbo lasciarsi indica bene che la conversione è un lavoro compiuto da Dio – qualcosa che noi dobbiamo lasciagli fare e che si realizza nel profondo dei nostri cuori, senza che nessuno intorno a noi lo sappia. 

            E’ questa volontà di lasciarci riconciliare da Dio, questo desiderio di lasciarci strappare il cuore per il dispiacere delle nostre negligenze passate, e questa ricerca dell’incontro solitario e contemplativo con Dio che noi esprimiamo ora attraverso il gesto simbolico dell’imposizione delle Ceneri.

 

Armand VEILLEUX

 

 

 


 

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