13 gennaio 2008 -- Festa del Battesimo
del Signore
Is
42,1-4.6-7 ; At 10,34-38 ; Mt 3,13-17
Omelia
All’inizio della creazione (Gen 1,2) il Soffio di Dio (o lo Spirito di Dio - Ruah Yahveh) planava sulle acque e agitandole ne
faceva scaturire la vita.
Lo stesso Soffio
di Dio era sceso su tutti i profeti del Vecchio Testamento – con forza, ma
anche con tenerezza. Ezechiele lo aveva
incontrato – no nel vento o nel terremoto o nel fuoco, ma nel mormorio di un
vento leggero (1Re 19, 11).
È lo stesso Soffio di Dio che è disceso su
Gesù nelle acque del Giordano, così come era disceso prima su Maria per fare di
lei la Madre di Dio.
Gia il profeta Isaia – come abbiamo udito
nella prima lettura, aveva annunciato come questo spirito pieno di
tenerezza riposerebbe sul Messia, il
Servo di Dio: “ Ho posto su di lui il mio spirito…Egli
non griderà, né alzerà il tono …Non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà
uno stoppino dalla fiamma smorta”.
Questo si realizza nel momento in cui Gesù
discende nelle acque del Giordano. Si aprono i cieli, lo Spirito di Dio
discende su di lui sotto forma di una colomba
e la voce del padre si fa sentire: “Questi è il mio Figlio diletto; in
lui ho posto tutto il mio amore.” Si sente allora che stiamo passando da un
Testamento all’altro.
In effetti, tutta questa atmosfera di amore e
di tenerezza contrasta con il carattere rude dello stile di vita e della
predicazione di Giovanni il Battista (“Razza di vipere, chi vi ha suggerito di
sottrarvi alla Collera che è prossima?” diceva ai Farisei e ai Sadducei).
A partire dal momento in cui Gesù, il Figlio di Dio, è
disceso nelle acque del Giordano insieme con tutti i peccatori che venivano a
fare penitenza, e ha assunto così tutta la nostra condizione umana, i cieli –
che rappresentano la dimora di Dio – sono aperti e resteranno aperti. Ormai una
comunicazione ininterrotta tra il cielo e la terra è possibile. Una relazione
d’amore tra il Padre e tutti coloro che hanno ricevuto lo Spirito del suo
Figlio diletto può realizzarsi. Non soltanto la preghiera continua, ma l’unione
contemplativa diventa non solo una possibilità reale, ma una vocazione per
ciascuno di noi.
Questo Spirito di Dio che è sceso su ciascuno di noi nel
momento del nostro battesimo non è stato per noi un dono solamente
personale. Ha fatto di noi tutti il
popolo di Dio. Gia il profeta Ezechiele aveva annunciato che alla fine dei
tempi lo Spirito di Dio avrebbe unito tutti gli esseri umani in una comunità
stabile:
Vi aspergerò con acqua pura, e
sarete purificati…
Vi darò un cuore nuovo; metterò
dentro di voi uno spirito nuovo…
Porrò il mio spirito dentro di voi…
Voi sarete il mio popolo e io sarò
il vostro Dio. (Ezechiele 36, 25-28).
Quando questo Soffio di Dio è disceso su ciascuno di noi, ci ha affidato la missione di portare la pace,
la bontà, la compassione, l’amore in un mondo sempre così pieno di violenza e
di rivalsa, di attacchi e di contrattacchi. Pregiamo perché ciascuno di noi sia
nel mondo, nella sua comunità, nella sua famiglia, un artigiano
di pace, pieno di compassione e di comprensione.
Armand VEILLEUX