29 dicembre 2002 - Festa della Sacra Famiglia « B »

Gn 15,1-6;21,1-3;  Eb 11,8.11-12.17-19;  Lc 2,22-40

 

 

Omelia

 

 

            Non lo ricorderemo mai abbastanza. Luca non è un cronista ma un teologo. Non bisogna leggere questi due primi capitoli del suo Vangelo come  dei bei raccontini edificanti, ma occorre tentare di penetrare oltre l’involucro per estrarne il senso nascosto.  Di tutti gli Evangelisti,  Luca è quello che meno si interessa alle pratiche ebraiche, che del resto non sembra conoscere molto bene.  Quello che è certo è che non bisogna fermarsi alla descrizione del rituale della presentazione  del bambino e della madre al Tempio. Ciò che interessa Luca sono le persone che mette in scena.

 

            In realtà, nei primi capitoli del suo Vangelo Luca ci presenta diverse « coppie ».  Inizialmente c’era la coppia Zaccaria / Elisabetta, che fecero nascere Giovanni Battista, poi, se mi permettete l’espressione,  la coppia Spirito Santo /Maria, poiché Maria concepì per azione dello Spirito Santo, poi, adesso, la coppia Maria/Giuseppe, che vengono a presentare il loro figlio al Tempio ; Vi sono anche altri binomi,  i quali, anche se non si tratta evidentemente di « coppie », sono gruppi di due, i cui membri  si completano e sono legati l’uno all’altro per la loro vocazione o la loro missione. Si tratta di Giovanni Battista e Gesù, che si incontrano allorché sono ancora nel seno materno, cosi’ come Simeone e Anna, che si ritrovano tutti e  due al Tempio, con la stessa fede  e la stessa attesa.  Si potrebbe aggiungere la coppia Abramo/Sara, che ci presentava oggi la prima lettura della messa.

 

Luca  stabilisce un paragone, e anche una certa opposizione tra la coppia Zaccaria/Elisabetta, che si colloca alla fine del Antico Testamento,  di cui è simbolo la fede esitante di Zaccaria, cosi’ piena di interrogativi, e la coppia Maria/Giuseppe, umilmente fedeli alla Legge, e soprattutto aperti allo Spirito. Tra le due coppie si trovano i due vecchi, Simeone e Anna, in cui si incarna tutta l’attesa fiduciosa  dell’Antico Testamento.  Loro stanno proprio sul punto di rottura. Il luogo della teofania non è più il Tempio, ma la persona di Gesù. Le promesse fatte alla famiglia di Abramo e ai suoi discendenti, poi a Davide e alla sua discendenza, Israele, sono ormai compiute. Esse non sono più fatte ad una famiglia particolare, ma alla famiglia delle nazioni.

 

Con Gesù la famiglia prende un senso tutto nuovo. Non è più, per ciascuno dei membri che le appartengono, il cuore del mondo, al quale tutto deve essere riferito e collegato. Essa si è spalancata. E’ il luogo da dove si esce per entrare nel mondo – un luogo di passaggio e di iniziazione all’universo. E’ la spada che sezza in due il cuore di Maria. Il suo cuore sarà diviso :  il Figlio lo perde quando le scappa al Tempio, all’età di dodici anni, o quando la lascia , verso l’età di trent’anni, quando lei è certamente già vedova, e infine quando si lascia  crocifiggere.  Questo cuore spezzato è subito pero’ rinsaldato nell’amore universale che condivide con il figlio.

 

Della sacra Famiglia si sa ben poco, tranne che essa era povera. Giuseppe era un semplice operaio (la parola greca « tektón » significa piuttosto un uomo tutto-fare,  che un falegname in senso stretto. Quando presentano il loro figlio al Tempio,  portano non l’agnello dei ricchi, ma le tortorelle dei poveri. E  questa povera famiglia (beati i poveri, dirà Gesù) si aprirà rapidamente, nel senso più positivo della parola « éclater », come un fiore che sboccia schiudendo i suoi petali,  per aprirsi alla grande famiglia dei discepoli di Gesù, alla grande famiglia delle nazioni.

 

Non vi è forse qui un messaggio importante per il nostro tempo ? Dove, mentre la famiglia va in pezzi in un altro senso, piuttosto negativo, e spesso ci si rifiuta perfino di costituirne una,  contemporaneamente un vento di chiusura in se stessi soffia sui gruppi umani, a tutti i livelli ?  Ci sono intere nazioni, e neppure le meno potenti, che sviluppano di nuovo atteggiamenti tribali di aggressione e insieme di isolamento, che si credeva appartenessero ai millenni del passato. La stessa cosa si produce a livello di collettività o di comunità più ristrette.

 

Gesù di Nazareth ci insegna che la famiglia è un luogo di formazione essenziale e indispensabile,  ma essa adempie bene il suo ruolo quando genera alla Società e alla grande Famiglia delle Nazioni coloro che ha ricevuto nel suo grembo.

 

Armand VEILLEUX