Solennità dell'Assunzione di Maria (celebrata domenica, 10 agosto in Congo)

(Apoc 11,19; 12, 1...10; 1 Cor 15, 20-26; Luc 1, 39-56).

Abbazia de La Clarté-Dieu, Murhesa, Rep. Dem. del Congo

 

 

OMELIA

 

            Quando Maria pronunciò il suo Fiat, lo Spirito Santo discese su di lei ed essa concepì nel suo grembo il Figlio dell’eterno Padre.  Da quel momento tutto il suo essere fisico e spirituale è stato rivestito  di una gloria celeste con una dimensione di eternità.  Ripiena essa stessa di gioia,  diffondeva la gioia intorno a sé, a tal punto che, quando andò a visitare sua cugina Elisabetta, il bambino di questa sussultò anche lui di gioia nel grembo di sua madre.  E dopo il saluto entusiasta di Elisabetta, Maria stessa esultò di gioia nel suo ammirevole “Magnificat”.

            Il Figlio nato dal suo Fiat e nella sua carne era il Primogenito del Padre nell’eternità, il Primogenito di una moltitudine di fratelli.  Questo Figlio, pienamente uomo e pienamente Dio, ha conosciuto la morte come tutti gli uomini, ma è risuscitato,  Primogenito di coloro che sono morti, come ci dice Paolo nella  Lettera ai Corinti, aprendo la via della beatitudine eterna a tutti i suoi fratelli in umanità.

            Era conveniente che colei che era stata legata così profondamente, nella sua carne come nel suo cuore e nel suo spirito, all’Incarnazione del Figlio di Dio, fosse anche legata in tutto il suo essere all’entrata di Lui, con la sua umanità, nella gloria del Padre.   E’ quello che noi celebriamo oggi con la festa dell’Assunzione di Maria: non una sorta di viaggio spaziale di Maria, come ci mostrano ingenuamente le immagini popolari e anche i dipinti dei grandi maestri, ma semplicemente il fatto che essa fu la prima, dopo il Primogenito (“il  Primogenito di lei e dell’ eterno Padre”), ad essere presa, assunta, con il suo essere tutto intero, nella beatitudine eterna.

            La  visione ad un tempo grandiosa e sconcertante dell’Apocalisse, che ci descrive la vittoria sul drago della Donna vestita di sole e coronata di stelle, ci ricorda che la lotta tra le forze del male e il regno della luce (simboleggiato dal sole e dalla luna) dura sempre, ma che  in Gesù e con l’intercessione di sua madre, le forze del male sono già state vinte.  Non ci resta che fare  nostra questa vittoria. Nel momento in cui scriveva l’autore dell’Apocalisse, il veggente di Patmos, la Chiesa faceva fronte alla persecuzione dell’Impero romano. Nel nostro tempo la Chiesa continua ad essere combattuta in diverse parti del mondo; ma soprattutto la lotta tra le forze del male e quelle del bene continua a prodursi in ognuno dei nostri cuori, sempre tentati dalla sete del potere e dei beni materiali.

            La Donna dell’Apocalisse si è ritirata nel deserto. Noi abbiamo fatto lo stesso venendo al monastero.  Quando i primi monaci si ritiravano nel deserto, non era per trovarvi innanzitutto una tranquilla intimità con Dio, ma piuttosto per continuare là, con Cristo e con sua Madre, la lotta contro le forze del male: quelle forze che noi ritroviamo presenti nei nostri cuori, appena ci è data la grazia di una certa lucidità.  Con Maria proseguiamo questa lotta per essere assunti anche noi, come lei e con lei, nella gloria  e nella beatitudine di suo Figlio. Allora, come Giovanni Battista nel seno di sua madre, trasaliremo di gioia e come Maria canteremo un eterno “Magnificat”.

 

            Armand Veilleux