5 dicembre 1999  - II domenica di Avvento “B”

 

 

O M E L I A

 

            A fronte della frenesia suscitata dall’approssimarsi dell’anno 2000, fa bene riascoltare la riflessione di san Pietro, che ci diceva all’inizio della seconda lettura: “Carissimi, una cosa non dovete dimenticare: per il Signore un solo giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno.” Per Dio siamo dunque all’alba del terzo giorno dell’era cristiana. Non vi è dunque di che allarmarsi oltre misura!

            Pietro tuttavia ci esorta ad attendere con impazienza la venuta del giorno di Dio, in cui gli elementi in fiamme si disintegreranno, mentre invece noi attendiamo, secondo la promessa, un cielo nuovo e una terra nuova. E che dobbiamo fare durante questa attesa?  “Fate di tutto, dice Pietro, perché Cristo vi trovi netti e irreprensibili, nella pace”.

            La pace.  Quanto è lontana dalla nostra umanità in questa fine millennio.  Non si contano più i focolai di guerra nel mondo. Vi sono le guerre intorno a cui si fa molto rumore, e quelle che Giovanni Paolo II chiamava recentemente le guerre dimenticate, cioè quelle che durano da anni, per esempio in Angola e nel Congo, e di cui nessuno parla più.

            La nostra umanità, martoriata da tante guerre e da tutte le miserie che ne conseguono, ha un grande bisogno di consolazione. Così, vengono del tutto a proposito le parole  del Libro della Consolazione in Isaia (prima lettura): “Consolate, consolate il mio popolo, dice Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamate che …il suo crimine è perdonato.” Il Signore, dice ancora Isaia, “viene con potenza e il suo braccio è vittorioso”. Che vuol dire che “Il suo braccio è vittorioso”? Forse che verrebbe come un guerriero potente? – No, il seguito del brano ci dice al contrario che egli viene come un pastore e che  il suo braccio raduna gli agnelli, li porta sul suo petto, e si prende cura delle pecore che allattano i loro piccoli”.

            Ma occorre che questa venuta del Signore che viene a consolare il suo popolo sia preparata.  Dice ancora il profeta: una voce proclama: “Preparate attraverso il deserto il cammino del Signore. Tracciate nelle terre aride  una strada spianata per il nostro Dio. Ogni dirupo sarà colmato, ogni montagna e collina sarà smantellata, i passaggi tortuosi diventeranno diritti e le scarpate scoscese saranno mutate in pianure. Allora si rivelerà la destra del Signore…”

            Le montagne da abbassare e i dirupi da colmare in prossimità dell’anno giubilare, sono le montagne di ricchezze dei paesi sviluppati e gli abissi di povertà degli altri paesi, che non sono neppure più “in via di sviluppo”. Finché questi scarti, che non cessano di aumentare, non saranno stati livellati, fintanto che i percorsi tortuosi, che seguono le trattazioni tra l’uno e l’altro gruppo, non saranno stati raddrizzati, Dio resterà assente dal nostro mondo, anche se continuerà ad abitare i cuori poveri e pacifici. Scontri come quelli che si sono prodotti a Seattle in questi ultimi giorni, tra gli interessi e le filosofie di due blocchi di paesi, non potranno che progredire sulla via della “terra bruciata” e della “distruzione” di cui parlava già Isaia, quando non vi è una conversione dei cuori e delle abitudini di vita.

            Conversione: è la prima parola del messaggio di Giovanni il Battista, come sarà la prima parola del messaggio di Gesù. Giovanni “proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” ci dice Marco. E noi sappiamo, dal testo parallelo di Luca, ciò che Giovanni intendeva per “conversione”. Alle folle che gli chiedevano: “Che cosa dobbiamo fare? Egli rispondeva: “Se qualcuno ha due tuniche, che le divida con colui che non ne ha; se qualcuno ha di che mangiare, che faccia lo stesso.” Ai collettori di imposta diceva: “Non esigete nulla più di quanto è stato stabilito per voi”, e ai militari: “Non fate né violenza né torto ad alcuno”. Abbiamo qui tutto un programma per l’anno del Giubileo.

            Speriamo che le nazioni ricche sappiano ripianare le montagne e colmare gli abissi, rispondendo all’appello venuto da tante parti di abolire il debito dei paesi poveri. Ma quanti debiti ciascuno di noi non ha prima da abolire nel suo cuore?

            Le vie diritte che costruiremo tra di noi, saranno quelle che l’Emanuele prenderà per venire a noi.

 

Armand Veilleux, ocso

(traduzione di Anna Bozzo)